Alopecia: cause, sintomi e nuove cure
L’alopecia areata è una malattia autoimmune che colpisce il 2% circa della popolazione mondiale, senza particolari distinzioni fra maschi e femmine né fra bambini e adulti.
Si tratta di una patologia che determina un ingente impatto psicologico e relazionale, soprattutto quando colpisce persone giovani e in particolare se donne.
Una classe di farmaci biologici relativamente innovativi, i cosiddetti JAK-inibitori, sta infondendo nuove speranze ai pazienti.
Alcuni di questi medicinali sono già stati approvati per il trattamento di altre patologie, ad esempio malattie infiammatorie croniche come l’artrite reumatoide o disturbi dermatologici quali la psoriasi e la dermatite atopica. Questo significa che possono essere utilizzati per l’alopecia, ma al di fuori dell’indicazione, cioè secondo una modalità che viene definita off label.
Di recente è stato approvato un farmaco mirato per le forme moderate e gravi della malattia, il baricitinib, già noto per le sue applicazioni nell’ambito del trattamento dell’artrite reumatoide.
Alopecia areata: cos’è
L’alopecia areata è una malattia dermatologica che si manifesta con la comparsa di chiazze prive di peli e capelli sulla superficie della testa e/o del corpo nel suo complesso. Nelle zone coinvolte, la pelle non è coperta da eritema, non è arrossata e non prude.La patologia interessa con incidenza relativamente alta la fascia giovane della popolazione, pur riguardando potenzialmente tutte le età. Insorge in maniera acuta e ha un decorso imprevedibile.
A differenza della calvizie, che dipende dall’effetto degli ormoni androgeni, l’alopecia è un disturbo autoimmune: un’alterazione non ancora chiaramente nota rende il sistema immunitario particolarmente reattivo nei confronti di stimoli non patogeni. Così accade che, in assenza di pericoli reali per l’organismo, esso veda pericoli immaginari e attacchi le strutture che fanno parte dell’organismo.
Nello specifico caso, il sistema immunitario attacca i follicoli piliferi, provocando la caduta di capelli e peli, ovvero anche di ciglia e sopracciglia. L’etimologia del termine alopecia rimanda alla volpe, che perde a chiazze i peli del suo folto manto in primavera per andare incontro alla stagione più calda.
In alcuni casi, i capelli ricrescono spontaneamente. Ma occorrono mesi, quando non addirittura anni. E spesso ricompaiono con caratteristiche peggiori: possono essere bianchi, radi e possono volerci mesi perché riacquistino le caratteristiche che avevano prima dell’effluvio.
Talvolta possono cadere di nuovo, in seguito ad una recidiva della malattia.
La terapia tradizionale
Molto spesso il problema si risolve applicando dei cortisonici o altri farmaci che hanno l’effetto di sopprimere l’azione esagerata delle difese immunitarie, per questo detti immunosoppressori, come il difenciprone, l’antralina e il minoxidil. Sono prodotti in forma di unguento o spray oppure in forme iniettabili localmente.In altri casi, più gravi ed estesi, si ricorre alla prescrizione di farmaci con la medesima azione ma per uso orale, quali la ciclosporina e il metotrexato.
Nelle forme più gravi, la malattia si estende a tutto il cuoio capelluto (alopecia totale) o a tutto il corpo (alopecia universalis). In altri casi, si registra una guarigione che, a distanza di tempo, viene seguita da una ricaduta. Le forme complicate sono più resistenti ai farmaci.
Questo andamento imprevedibile della patologia rende impossibile identificare un protocollo di trattamento comune a tutti i pazienti.
Un ulteriore problema è rappresentato dal fatto che il trattamento con steroidi a lungo termine costringe a fare i conti con effetti collaterali come l’assottigliamento del cuoio capelluto.
Una speranza dai farmaci biologici
Alcuni farmaci JAK-inibitori di recente sviluppo, come il tofacitinib, hanno infuso speranza nei pazienti con alopecia, grazie ai risultati buoni in termini sia di efficacia che di sicurezza.I JAK-inibitori stanno cambiando la cura dell’alopecia perché rappresentano una soluzione mirata per il problema. Il loro meccanismo d’azione passa per il blocco dell’azione dei linfociti T e, in particolare, per l’inibizione del rilascio di alcune sostanze liberate dall’organismo durante la risposta immunitaria anomala, le citochine.
Oggi per le forme moderate e lievi si usano JAK-inibitori approvati per altre malattie, ma l’industria farmaceutica sta lavorando allo sviluppo di farmaci mirati per l’alopecia, che potrebbero essere approvati entro la fine dell’anno.
Nel corso dei trial cui è stato sottoposto, il tofacitinib assunto per via orale si è dimostrato efficace nel favorire la ricrescita dei capelli nel 73% dei soggetti adulti trattati. Un’altra buona notizia è rappresentata dall’incidenza e dalla gravità degli effetti collaterali, entrambe limitate.
Il prossimo step, adesso, è quello di portare a termine le valutazioni nella popolazione pediatrica.
Il primo farmaco approvato per l’alopecia
Per le forme gravi è stato invece approvato dall’ente regolatorio statunitense FDA nel giugno scorso l’impiego del baricitinib, un farmaco biologico usato per il trattamento dell’artrite reumatoide. Il sì di FDA, che è stato seguito da quello dell’ente regolatore europeo EMA, si è basato sui risultati emersi da 2 studi clinici che hanno coinvolto un totale di 1.200 pazienti adulti con forme di alopecia grave.La popolazione in esame è stata suddivisa in 3 gruppi: il primo ha ricevuto un placebo, il secondo il farmaco al dosaggio di 2 milligrammi al giorno e il terzo al dosaggio di 4 milligrammi al giorno.
A distanza di 36 settimane, il 40% dei pazienti appartenenti al terzo gruppo ha avuto una ricrescita dell’80% dei capelli, rispetto al 23% dei soggetti del secondo e al 5% del gruppo placebo. Anche in questo caso, la tollerabilità del medicinale si è mostrata buona.
Lavori in corso
Nel frattempo, proseguono le valutazioni dei JAK-inibitori sperimentali ritlecitinib e brepocitinib. Uno studio pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology ha messo in luce il miglioramento prodotto da queste molecole nei soggetti trattati.Nelle persone trattate sono stati osservati livelli significativamente minori dei fattori legati all’eccessiva risposta immunitaria e un aumento della presenza di cheratina nei capelli, così come un miglioramento apprezzabile dal punto di vista clinico.
L’impatto dell’alopecia sulla qualità di vita
Molti studi scientifici mostrano come l’alopecia areata appartenga a un gruppo di disturbi dermatologici fortemente legato all’insorgenza della depressione e alla comparsa di pensieri suicidi. Gli altri sono l’acne, la dermatite atopica e la psoriasi.I dati rilevati nella popolazione mettono in evidenza l’importanza del riconoscimento delle alterazioni psichiatriche associate alla patologia dermatologica, di frequente sottovalutate.
Molti pazienti hanno vissuto con particolare emotività la violenta (e peraltro deprecabile) reazione dell’attore Will Smith alla satira sull’alopecia della moglie Jada Pinkett nel corso dell’ultima notte degli Oscar. Ciò ha scatenato riflessioni che hanno evidenziato gli aspetti psicologici forse non ben noti della malattia al grande pubblico.
Quando riguarda le donne, la caduta dei capelli è ancora considerata un tabù, un problema di cui si tende a non parlare e che si tende a nascondere sotto l’uso di parrucche.
Ciò accade perché i capelli racchiudono una simbologia di femminilità molto forte. Tanto che molte donne affermano di vivere l’effluvio legato alla chemioterapia peggio di altri sintomi oggettivamente più debilitanti causati dalle terapie oncologiche.
Di una donna acclamata per la bellezza, la “venere nera” Naomi Campbell, la pronunciata stempiatura ha suscitato reazioni forti. In passato, le immagini della principessa Caroline di Monaco completamente calva a causa dell’alopecia che l’aveva colpita in seguito alla morte del marito hanno destato dispiacere e commozione.
Per comprendere l’importanza dello sviluppo di una terapia mirata contro l’alopecia e l’emotività legata a questa malattia basta pensare al fatto che Brett King, lo scienziato che ha portato avanti le sperimentazioni cliniche del baricitinib nei pazienti con alopecia è stato nominato Patient Care Hero, ossia eroe nella terapia dei pazienti, dalla società americana di dermatologia.
Bibliografia
M.A. Gupta, A.K. Gupta. Depression and suicidal ideation in dermatology patients with acne, alopecia areata, atopic dermatitis and psoriasis. British Journal of Dermatology. (1998)B. King et al. Two Phase 3 Trials of Baricitinib for Alopecia Areata. New England Journal of Medicine. (2022)
A. Messenger, M. Harries. Baricitinib in Alopecia Areata. New England Journal of Medicine. (2022)
J. Shelton. American Academy of Dermatology names Brett King ‘Patient Care Hero’. (2022)
J. Kibbie et al. Oral tofacitinib for the treatment of alopecia areata in pediatric patients. Pediatric Dermatology. (2022)
E. Guttman-Yassky et al. Ritlecitinib and brepocitinib demonstrate significant improvement in scalp alopecia areata biomarkers. The Journal of Allergy and Clinical Immunology. (2022)
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