Pelle e Covid-19: lesioni orticaroidi e lesioni vasculitiche
La prima fase dopo l’arrivo della pandemia è stata quella più drammatica. Una malattia nuova, un virus sconosciuto si sono fatti breccia nella nostra Sanità, generando un effetto dirompente che per molti ha avuto esito tragico. Superato il primissimo step, la comunità scientifica si è riorganizzata al suo interno per predisporre studi clinici mirati alla comprensione dei meccanismi della malattia. Tali ricerche, alcune delle quali attive anche oggi, si sono focalizzate anche sulle manifestazioni del virus a livello della pelle.
I sintomi cutanei dell’infezione COVID-19 sono diversi fra loro e frequenti, con una diffusione variabile fra lo 0,2% ed il 20%. Talvolta sono addirittura fuorvianti, perché simili a lesioni causate da altre malattie della pelle.
Tali manifestazioni sembrano colpire maggiormente gli uomini, anche se la prevalenza nel sesso maschile è limitata, e alcune compaiono in concomitanza ad altri sintomi della malattia, come la febbre, altre come manifestazioni post-infettive. Raramente fanno capolino nelle fasi prodromiche, quelle che precedono l’insorgenza degli altri segni dell’infezione.La durata media di questi disturbi è di 12 giorni. Fanno eccezione le lesioni simili ai geloni, che possono protrarsi per un intervallo di tempo più lungo.
Le manifestazioni dermatologiche del coronavirus possono provocare prurito, ma non lasciano cicatrici.
Quali sono i sintomi cutanei di COVID-19
L’orticaria e i disturbi simili
Lesioni orticarioidi si presentano di solito come macchie rigonfie e morbide al tatto, di colore rosso. Possono assumere l’aspetto di macchie e macule oppure di eritemi e presentano molte somiglianze con le eruzioni tipiche di malattie esantematiche come il morbillo e la varicella. Queste manifestazioni persistono nella maggior parte dei casi per poche ore. In alcune persone, l’eritema può durare alcuni giorni.
Le lesioni orticarioidi sono più diffuse rispetto a quelle vasculitiche. Si presentano prevalentemente sul tronco e sulle estremità, tipicamente dopo la comparsa dei sintomi principali dell’infezione. Nel 61-74% dei casi provocano prurito, anche se quasi sempre lieve o di moderata intensità, facilmente controllabile con una terapia farmacologica.
Le lesioni vasculitiche
Si tratta di macchie di colore rosso violaceo, alterazioni della pelle che si presentano al tatto come piane o rilevate, di forma rotondeggiante.
La lesione più diffusa è la cosiddetta Lupus pernio-like, che compare con noduli e placche di colore rosso porpora o blu violaceo.
Altri tipi di sintomi sono:
- Eruzioni petecchiali
- Ecchimosi
- Livedo reticularis, un disturbo caratterizzato dalla formazione di veri e propri lividi in assenza di traumi; la livedo è più frequente nei pazienti anziani ed è associata ad un rischio maggiore di morte
- Angiomi eruttivi, tumori benigni della pelle che crescono tanto velocemente da erodere la superficie della pelle, causando il sanguinamento
- Lesioni simili ai geloni
- Macchie simili a quelle della porpora.
La vasculite può portare alla formazione di vere e proprie ulcere a livello degli arti inferiori.
Le lesioni che rientrano in questa categoria sono il risultato dell’occlusione dei piccoli vasi sanguigni a causa della presenza di trombi. Questa è una delle conseguenze dell’infezione e si verifica con meccanismi ad oggi non ancora completamente chiariti.
Le lesioni vasculitiche sono più presenti nei pazienti ospedalizzati. Compaiono di solito in pazienti mediamente più gravi, più soggetti a rischio di trombosi anche in punti strategici (cervello, polmoni) tanto da poterne mettere a rischio la vita.
In particolare, alcune delle lesioni vasculitiche sono molto simili alle macchie che compaiono nei piccoli con sindrome di Kawasaki. Vengono infatti definite Kawasaki-like, per sottolineare l’analogia con questo disturbo autoimmune.
Un’osservazione che sembra essere emersa dagli studi è che lesioni della pelle più severe potrebbero essere correlate ad una forma più grave della malattia, ma è necessario segnalare che queste considerazioni non sono state confermate in tutti gli studi effettuati finora.
I geloni
Un fenomeno particolare, che esula in parte da questa categoria, è quello delle lesioni simili a geloni. Queste manifestazioni tendono a protrarsi più lungo e ad essere presenti nella popolazione più giovane (età media 14 anni), affetta dalla malattia in forma asintomatica.
Sono state interpretate come una manifestazione tardiva del virus, nella malattia con decorso meno aggressivo.
Nella popolazione giovane in assenza di altre patologie destano particolare attenzione, soprattutto se compaiono nella stagione non fredda.
I geloni sono accompagnati da dolore intenso, che persiste anche dopo la guarigione apparente delle lesioni.
Le cause
Non sono ancora noti i meccanismi a causa dei quali compaiono le lesioni cutanee. La comunità scientifica non è ancora arrivata a comprendere perché alcuni pazienti ne sono interessati mentre altri no. Una delle spiegazioni potrebbe essere l’attivazione del sistema immunitario prodotta dal virus, responsabile di molte altre conseguenze dell’infezione, talune delle quali anche gravi.
In altre parole, le lesioni orticarioidi e quelle vasculitiche potrebbero fare parte della serie di conseguenze dovute alla attivazione di un processo di infiammazione nell’organismo scatenato dal contatto con il microbo.
Cosa fare
Non sono previste terapie particolari per curare le lesioni dovute all’infezione da SARS-CoV-2.
D’altra parte, si tratta in genere di disturbi di breve durata e lieve entità, che si risolvono spontaneamente senza lasciare traccia. Se presente prurito intenso, soprattutto nel caso delle lesioni di tipo orticarioide, può essere indicata la prescrizione di farmaci quali antistaminici o steroidi. Tali medicinali possono essere impiegati per applicazioni locali o assunti per bocca.
La comparsa di lesioni vasculitiche è, invece, più correlata alle forme gravi della malattia e potrebbe suggerire una possibile presenza di altre trombosi, in altri organi.
Perché è importante studiare gli aspetti dermatologici di COVID-19
L’analisi delle manifestazioni dermatologiche del virus è importante per diverse ragioni.
La prima è rappresentata dalle possibili conseguenze per la salute del paziente, anche in virtù del fatto che molti aspetti della malattia sono ancora sconosciuti. Lesioni come quelle di tipo vasculitico possono segnalare la presenza di un quadro di trombosi esteso non solo alla pelle, ma anche ad organi vitali, con conseguenze potenzialmente serie per il paziente. In secondo luogo, questi approfondimenti permettono di capire meglio la patogenesi della malattia e offrono spunti per possibili interventi terapeutici.
In molti casi, soprattutto nei giovani senza altri sintomi, le manifestazioni cutanee possono essere un segnale che porta alla diagnosi dell’infezione. La comparsa di sintomi, come quelli descritti nei paragrafi precedenti, che non hanno altra spiegazione, dovrebbe indurre ad eseguire un tampone di verifica. Come emerso da numerose pubblicazioni scientifiche, i dermatologi hanno assunto un ruolo centrale ai fini del riconoscimento delle lesioni come possibili spie dell’infezione da coronavirus.
Reazioni avverse ai farmaci
Oltre alle lesioni dovute alla malattia in sé, i pazienti positivi al coronavirus possono andare incontro ad eruzioni cutanee di origine diversa. In alcuni casi può trattarsi di reazioni avverse ad uno dei farmaci impiegati per il trattamento dei sintomi dell’infezione. I farmaci più coinvolti sono gli antivirali e gli antibiotici.
L’azitromicina è un antibiotico in uso da anni, che ha anche un’azione di modulazione delle reazioni immunitarie. Per questa ragione, inizialmente, era stata valutata come possibile trattamento per COVID-19. Purtroppo, nel corso delle sperimentazioni allestite per testarne efficacia e sicurezza, non erano emersi dati sostanziali a sostegno del suo utilizzo. Per questa ragione l’Agenzia del Farmaco aveva a suo tempo pubblicato una comunicazione nella quale si precisava che l’azitromicina non era un farmaco indicato per il trattamento dell’infezione. Malgrado ciò, l’impiego di questo antibiotico con questo scopo è proseguito. Gli effetti collaterali dermatologici più comuni associati a tale composto sono eruzioni molto simili a quelle dovute al morbillo. Analoghe le lesioni dovute alla combinazione di antivirali lopinavir/ritonavir.
Clorochina e idrossiclorochina, anch’esse risultate non efficaci e protagoniste di numerosi casi di tossicità, possono provocare perdita di capelli e prurito.
L’uso prolungato di steroidi, che può verificarsi in alcuni pazienti, può dare eruzioni simili all’acne, comparsa di capillari evidenti sulla superficie cutanea, ecchimosi, smagliature e irsutismo.
Reazioni avverse al vaccino
In ultimo, consideriamo anche le lesioni dermatologiche osservate come reazione avversa ai vaccini per COVID.
Più spesso si tratta di reazioni immediate, che compaiono subito dopo l’inoculo o, al massimo, ad alcuni giorni di distanza. Possono comparire dopo la prima dose o dopo le dosi successive. Possono, inoltre, essere asintomatiche o associate a lieve prurito.
Le lesioni più frequenti in questo caso sono il rigonfiamento, l’indurimento e il dolore nel punto di inoculo.
Altre manifestazioni, simili al rash cutaneo innescato da altri medicinali, vengono osservate sul tronco.
Bibliografia
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